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1990 “Quale Liberalismo”. Roberto Cortese. Alfredo Guida Editore. Diceva Mac Millan che la morale si chiede all’arcivescovo e non al politico. Ma nell’esasperazione di questo pragmatismo risiedono i germi dell’eversione armata, della crescita del divario fra paese legale e paese reale, della perdita di credibilità delle istituzioni. Effetti che ci autorizzano a ripetere che la sfera della politica indipendente è diversa da quella della morale; ha con questa un moto parallelo che, come ha detto André Malroux, non si fa politica con la morale, ma non si fa meglio senza. La totale indifferenza verso l’etica è incompatibile con l’impegno politico, non meno dell’incapacità. Una democrazia è libera quando è possibile anche la collaborazione fra forze nettamente diverse tra loro. E’ una lezione antica che parte da Machiavelli fino a Weber. Croce l‘ha resa accessibile a tutti nelle pagine sull’onestà politica. E’ anche una sconfitta del fanatismo, perché non c’è niente di più pericoloso di colui che crede di possedere la virtù e la verità. Ogni sistema politico è perfettibile grazie a nuove capacità progettuali. Ma è nella dinamica del cambiamento che si aprono le vie che segnano l’avanzamento della società. Del resto, il dinamismo è prerogativa di democrazia, mentre la staticità è sinonimo di dispotismo. Una maggioranza inamovibile, che non corre il pericolo di divenire minoranza neppure con la riduzione dei consensi, anche se perde parte della sua identità, tende inevitabilmente al mantenimento dello status quo. |
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